Oggi vi presentiamo Maura Coppino, assistente di volo Albastar

9 Dicembre 2020

Intervista Maura Coppino assistente di volo Albastar

“Sognate in grande con ambizione. Conducete la vita con convinzione. Soprattutto, imparate a guardare a voi stesse come gli altri non sono mai riusciti a vedervi perché alla fine del viaggio noi saremo qui ad applaudirvi.”

Questa frase di Kamala Harris, vicepresidente eletta degli Stati Uniti d’America, sta incoraggiando tante donne che guardano all’affermazione personale e professionale come un inizio per creare un nuovo percorso della loro vita. E noi in Albastar abbiamo tante meravigliose donne che si mettono in gioco, seguendo le proprie passioni e inclinazioni professionali, conciliando il ruolo di donna lavoratrice e di mamma, in un’organizzazione multitasking del loro quotidiano.

Tra le tante bellissime storie di nostre colleghe oggi vogliamo raccontarvi quella di Maura, una nostra assistente di volo, che riesce brillantemente a conciliare l’attività di volo con una famiglia di ben tre figlie!

Ciao Maura, innanzitutto complimenti! Vanti una grande esperienza, hai cominciato la tua carriera di assistente di volo più di vent’anni fa. Ci racconti brevemente come hai spiccato il volo?
La mia esperienza come assistente di volo inizia nell’aprile del 1998, come sottolineano le mie figlie nel secolo scorso. Sono passati molti anni, è vero, ma ricordo ancora quel giorno. Una ragazza giovane, emozionatissima, orgogliosa di indossare la sua divisa realizzando il suo grande sogno e pronta per affrontare la fase di addestramento in volo in preparazione all’esame a Roma per l’ottenimento del brevetto di assistente di volo. Allora, al termine del corso teorico, bisognava effettuare 100 ore di volo di addestramento prima di poter sostenere l’esame finale. Ho ricevuto un addestramento molto puntiglioso, ricercato, attento ai dettagli. Quel giorno, il volo TRS-MUC (Trieste – Monaco) era di soli 50 minuti, con la cabina piena di passeggeri, le responsabili dell’addestramento a bordo e io con tanta, tanta voglia di mettere le ali. Ho sempre inseguito il mio sogno di diventare assistente di volo e tutti i miei studi sono stati scelti in funzione di questo mio grande desiderio. Dall’Istituto Tecnico per il Turismo, all’anno all’estero, all’Università di Lingue e Letterature Straniere. A 20 anni da Udine mi sono trovata catapultata in un’altra città, Verona, pronta e carica per questa nuova esperienza. Dopo poco tempo mi è stato proposto l’incarico di completare l’addestramento in volo dei nuovi colleghi. Una grande soddisfazione, poter trasmettere con il mio grande entusiasmo i preziosi consigli che avevo a mia volta ricevuto. Tutto questo mi accompagna ancora oggi, perché quando salgo a bordo, so che ognuno di noi, membri dell’equipaggio, con ogni nostro comportamento possiamo fare la differenza. Questo per me non è solo un lavoro, è un modo di essere, uno stile di vita. La grande passione per l’alta quota, il desiderio di entrare in contatto con persone di culture diverse, la curiosità verso il mondo e le sue espressioni, la consapevolezza di essere a bordo per rendere speciale l’esperienza del volo per il passeggero riassumono ciò che questo lavoro significa per me.

Nonostante la vita di un’assistente di volo sia professionalmente impegnativa hai una famiglia numerosa, tre figlie. Quali sono i tuoi segreti per conciliare i tuoi turni di assistente di volo con il tuo ruolo di mamma?
Confermo, la vita di un’assistente di volo è molto impegnativa, sia fisicamente che psicologicamente. Ovviamente tale intensità varia da persona a persona, dalla tipologia dei voli, dall’orario diurno o notturno, dalla tipologia dei passeggeri a bordo e così via. La preparazione del volo comincia a casa, ci si mantiene costantemente preparati sulle procedure di emergenza e di primo soccorso. La nostra valigia racchiude in poco spazio il nostro piccolo grande mondo. La partenza è sempre un piccolo distacco. Come ho anticipato poco fa, ho tre figlie e per me e mio marito sono come dei grandi tesori e come in tutte le famiglie in cui i genitori lavorano, non so se ci siano segreti o formule magiche. Quello che so è che mio marito e io cerchiamo di dare il nostro meglio. Non nascondo che c’è bisogno di tanta organizzazione. In tempi di una straordinaria normalità qui a Bergamo, bisogna incastrare gli orari delle varie attività scolastiche, sportive e di socializzazione. Ora, paradossalmente, con due figlie che frequentano la scuola con la DAD, è ancora più complicato. Le ragazze trascorrono molte ore davanti ai loro computer, per la scuola e per la danza; bisogna accertarsi che gli eventuali problemi tecnici possano essere risolti anche senza i genitori. Due ragazze sono adolescenti e una è ancora piccolina, ma insieme formano una grande squadra. Prima di partire per il lavoro cerco di lasciare alcune indicazioni che possano snellire le attività quotidiane. Mio marito è di grande supporto e Chiara, Sofia e Maya sanno che devono dare il loro contributo nella gestione delle attività familiari quando la mamma non c’è. A volte mi rendo conto che bisogna sorvolare su alcuni aspetti, che quando sono a casa posso dare per scontati, ma le priorità cambiano e l’importanza per me e mio marito è che le nostre figlie siano consapevoli che il loro essere responsabili non aiuta solo noi, ma che le prepara al loro domani.

Come hai spiegato alle tue bambine il valore del lavoro e quindi fatto comprendere la motivazione delle tue assenze quando i turni ti hanno portato a delle soste fuori sede? E come sei stata capace di gestire il distacco che hai accusato ogni qual volta sei dovuta partire per più giorni?
Le nostre figlie hanno conosciuto da subito il distacco dai genitori che andavano al lavoro e hanno frequentato l’asilo nido. Ovviamente spiegare a un bambino il perché un genitore vada a lavorare non è affatto semplice. Non è solo una questione economica, noi sottolineiamo spesso che quanto facciamo è il lavoro che abbiamo sempre desiderato. Mi piace far capire loro quanto sia importante credere nelle proprie passioni, perseguire i propri sogni, anche se nulla viene ottenuto senza fatica. A volte questo lavoro mi porta a dormire fuori casa diverse notti. Per quanto sia oggettivamente difficile per chi rimane a casa vivere la quotidianità senza la presenza del genitore, oggi rispetto a vent’anni fa ci sono molti strumenti che ci permettono di sentirci e vederci facilmente. A volte parto chiudendo dietro a una porta faccine tristi, lacrimoni o sorrisi stentati. Per ogni mamma, ogni partenza è una piccola ferita, ma devo essere sincera, mio marito quando mi vede indossare la divisa, preparare la valigia e sistemare i dettagli organizzativi, mi guarda e mi ripete come la felicità che traspare dai miei occhi sia più grande di qualsiasi altra emozione. Credo che le nostre figlie capiscano quanto per me sia importante essere un’assistente di volo. Ne sono orgogliosa, la vivo come una forte affermazione personale.

Maura tu hai una grande esperienza e sicuramente sei un esempio per le colleghe più giovani. Hai dei consigli da dare loro?
È un settore che oggi attraversa un momento molto difficile. Nel corso della mia carriera non sempre la grande esperienza è stata riconosciuta e il fatto di essere madre è anche risultato un problema. Qui in Albastar è stato diverso sin da subito. La mia esperienza è stata riconosciuta ed apprezzata. La bellezza di questo lavoro è che ti fa lavorare ogni volta con un equipaggio diverso. In pochi istanti riusciamo a creare connessioni fra noi colleghi indipendentemente dalla nostra età ed esperienza. A volte c’è un confronto che definirei generazionale. Rispetto gli spazi e i modi di apprendere dei colleghi più giovani, e quando, alcuni colleghi mi hanno chiesto un consiglio, ho cercato di far vedere loro i come e i perché. Credo molto nella trasmissione delle conoscenze attraverso la pratica. Oggi chi si avvicina a questa bellissima professione deve essere pronto ad affrontare un’utenza ben diversa rispetto al passato. A me piace molto passare in cabina e pormi in ascolto dei passeggeri. Ci sono alcuni voli, in cui osservando le persone si percepisce il loro desiderio di parlare e di raccontare la propria storia e imparare ad ascoltare ci mette su un piano di apertura verso le persone. Ai colleghi consiglio di non sottovalutare le difficoltà intrinseche al lavoro e di credere che ognuno di loro può fare la differenza. Ognuno di noi ha qualcosa di personale da poter mettere a disposizione degli altri.La conoscenza delle lingue straniere mi ha aiutata molto, per questo ai ragazzi consiglio di puntare su questo e di vivere appieno le possibilità che questo settore ci offre. Quello dell’assistente di volo può diventare il lavoro della vita o una semplice parentesi che ti prepara ad affrontare le sfaccettature della nostra società.

Volare in tempi di pandemia. Non ce lo saremmo mai immaginati. Come è cambiato il lavoro dell’assistente di volo in questi ultimi mesi?
È stata un’esperienza unica, un rincorrersi di emozioni. A marzo da un giorno all’altro siamo stati costretti a chiuderci in casa fino al mese di maggio. L’uso dei dispositivi di protezione a bordo durante tutte le ore di lavoro è stato faticoso, quotidianamente ci siamo adeguati a nuove procedure, a diverse disposizioni, abbiamo drasticamente modificato le modalità operative. Ci siamo dovuti confrontare con le emozioni contrastanti vissute dai nostri passeggeri. Nel nostro lavoro la comunicazione in tutte le sue forme è fondamentale, la mascherina ha creato un’ulteriore barriera alle tante che già quotidianamente si presentano. Il nostro viso è coperto, la voce non si sente, il sorriso non si vede. Sembrano dettagli insignificanti, ma abbiamo dovuto imparare a gestire ancora meglio la comunicazione non verbale, un gesto, uno sguardo, una postura, che possano trasmettere tranquillità, competenza e accoglienza. Le preoccupazioni personali devono rimanere a terra, siamo persone, certo, ma il nostro ruolo professionale ci impone di saper gestire le eventuali difficoltà che si presentano e il nostro comportamento può avere conseguenze molto diverse a seconda di come ci poniamo.
Ricordo il primo consiglio ricevuto dal mio istruttore al corso teorico: “Sappiate che dovrete essere in grado di sorridere qualsiasi cosa accada.”
E sorridere non significa non essere preoccupati o non provare emozioni, significa dire ai nostri passeggeri, non preoccupatevi, siamo qui per voi.

Grazie Maura per il tuo tempo e per aver fatto conoscere ai nostri lettori sfumature personali di un lavoro, quello dell’assistente di volo, che ha sempre affascinato e rappresentato il lavoro dei sogni per tante ragazze e ragazzi.

E concludiamo con un grazie a tutte le nostre madri lavoratrici e ai loro coraggiosi bambini, che con il loro sorriso sanno trasmettere super poteri alle loro mamme!

Albastar.es