Cosa succede nella cabina di pilotaggio?
Quando la voce del Comandante ci raggiunge dalla cabina di pilotaggio, ci da il benvenuto a bordo e ci offre delle spiegazioni sul volo, ci sentiamo rassicurati e il nostro viaggio prosegue con ancora maggiore piacevolezza.
Per la tipologia di lavoro, chi è seduto alla cloche di un aereo ci desta molto fascino e la flight deck, come viene chiamata in termine tecnico la cabina di pilotaggio, suscita da sempre grande curiosità. Probabilmente è la parte più interessante di un aereo! Quando entriamo a bordo e gli assistenti di volo ci accolgono, ci viene naturale girarci alla nostra sinistra per cercare di dare una sbirciatina dentro e restare affascinati da un abitacolo e un quadro degli strumenti che contengono le più sofisticate apparecchiature di gestione, controllo e comunicazione, necessarie a far funzionare l’aeromobile e permettere ai piloti di condurre l’aereo in totale sicurezza solcando miglia e miglia di cielo.
Ma cosa succede in una cabina di pilotaggio?
Oggi siamo in grado di raccontarvelo, esplorando un aspetto per molti inedito, grazie al reportage di Marco Minari, storico collaboratore del mensile di aviazione JP4, che lo scorso 31 agosto abbiamo avuto il piacere di ospitare a bordo sulla rotazione AP453-454, in partenza da Milano Malpensa nel primo pomeriggio e diretta a Trapani, con rientro alla sera presso lo scalo varesino.
Ai comandi del nostro Boeing 737-800, marche di registrazione ECNLK configurato a 189 posti in classe unica, il Comandante Maikel Mesieha e il Primo Ufficiale Daniele Depau, che grazie all’autorizzazione ricevuta dalla nostra Direzione Operazioni Volo, a fronte dell’esperienza decennale di Marco come reporter nel settore aeronautico, hanno potuto ospitarlo in cabina di pilotaggio.
Ma entriamo nel vivo dell’esperienza di volo, lasciando la parola a Marco Minari, che ringraziamo per la Sua collaborazione.
Scrivere e fotografare per “JP4 mensile di aeronautica e spazi” fin dai primi anni ‘90, mi hanno consentito di sedermi più e più volte in cockpit sul “jumpseat”, familiarmente detto strapuntino. Questa possibilità – una volta quasi scontata per un giornalista di settore – è diventata molto più rara e complessa dopo l’11 settembre. Oggi il sedile utilizzabile dopo la chiusura della porta della cabina, posto dietro ai due piloti, è assegnato, al di fuori della compagnia, solo con specifiche autorizzazioni.
Godersi il volo, e soprattutto le fasi di decollo e di atterraggio, hanno sempre un che di affascinante, non semplice da descrivere. I piloti compiono gesti che sono parte della loro quotidianità, ripetuti più e più volte al giorno, ma che ogni volta danno l’impressione di qualcosa di speciale, al fuori dal comune. Sedersi, mettersi le cuffie per poter dialogare con l’equipaggio e allacciarsi la cintura di sicurezza a quattro punti (una imbracatura che ti blocca al sedile da tenere tutto il volo), ti pone in posizione privilegiata per poi vedere chiaramente tutte le operazioni di volo. L’ascolto delle check-list, il piano di volo e l’accensione motori. Impossibile non soffermarsi sulla mano di Maikel Mesieha, comandante anagraficamente più giovane dell’organico di Albastar ma che vanta un’attività di volo su Boeing 737 di circa 8000 ore, che dà motore al decollo o attiva i reverse (inversori di spinta per arrestare l’aereo), una volta toccato terra. I due piloti mantengono equamente le comunicazioni di bordo, quelle con gli enti di controllo e gli aeroporti. Solo durante la crociera ci siamo scambiati, con Maikel e Daniele, impressioni, dati di volo, rotta ma anche ricordi e conoscenze del mondo aeronautico che, seppur vastissimo, fa spesso rincontrare piloti, hostess, tecnici e… giornalisti di settore.
Albastar vola con i Boeing 737 che danno al pilota una manualità più visibile grazie all’utilizzo della cloche che rende di più l’idea di un decollo, dello stacco dalla pista, rispetto agli Airbus dove la gestione è demandata ad un joystick posto a lato. Credo che a molti piacerebbe l’idea di sedersi sullo strapuntino in cabina durante il volo, ma vi assicuro che per comodità del passeggero e grazie alla cura degli equipaggi – in particolare quelli di Albastar – è molto più comodo stare rilassati in cabina sorseggiando una bibita. Il nostro volo di andata, Milano Malpensa – Trapani, effettuato nel pomeriggio è stato caratterizzato da una quota di 39.000 piedi (quota vicina ai 12.000 metri) raggiunta appena lasciata la costa ligure e mantenuta sul mare fino alla discesa verso Trapani, aeroporto divenuto da poco una delle basi operative di Albastar con diverse destinazioni servite.
Siamo atterrati sulla pista di Birgi 31L arrivando dalla testata con il mare di fronte e l’aerostazione subito a sinistra. Maikel e Daniele hanno poi eseguito un backtrack, ruotando il 737 di 180° e rullando contro pista verso l’area di parcheggio. Il ritorno in notturna invece è iniziato con un decollo dalla testata opposta causa vento (13R) e via salendo a 36.000 piedi (circa 11.000 metri) su tutto il mar Tirreno per atterrare a Malpensa. Ancora una volta una bella esperienza, da raccontare su JP4 insieme a foto scattate da un punto di ripresa privilegiato.
Con la consapevolezza di aver volato con un eccellente equipaggio, poco prima di salutarci ci siamo ripromessi di vederci presto, per raccontare un’altra esperienza di volo.